Cos'è
SHOAH 2023
La coscienza e la realtà
La data del 27 gennaio è stata dichiarata a livello internazionale giornata per commemorare le vittime del nazismo e dell’Olocausto. Infatti, si ricorda la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Il parlamento italiano (con Legge 20 luglio 2000, n.211) ha aderito all’iniziativa, stabilendo che il “GIORNO DELLA MEMORIA” è un’occasione per non dimenticare la SHOAH.
L’Olocausto e la sua memoria sono i baluardi della vita umana contro ogni offesa e ci permettono di riflettere, meditare ed agire di fronte alle ingiustizie. Non si può dimenticare gli orrendi crimini di cui si è macchiato l’essere umano e a più di settant’anni dall’arrivo dei primi uomini liberi negli arcipelaghi della morte nazista, ascoltiamo, vediamo e scopriamo che la storia dell’umanità è profondamente segnata dalla sopraffazione dell’essere umano sui propri simili.
Nei campi di concentramento non sono morti solo ebrei, non ha sofferto solo un popolo, ha sofferto anche quella parte d’umanità che per un motivo o per l’altro si è trovata, suo malgrado, coinvolta in una logica impazzita e in un delirio collettivo.
Le varie voci che si sollevano per scuotere le coscienze addormentate dalla massificazione e dalla globalizzazione, ci inducono a pensare, a riflettere che non ci sono confini e che siamo cittadini del mondo, al di là delle varie peculiarità umane che non dividono, ma arricchiscono le nostre conoscenze. Quindi si può affermare che la coscienza di ciascuno è figlia del genere umano in quanto tale, prima di essere cittadina di uno stato, di una cultura o di una civiltà.
Il patrimonio culturale, lasciatoci da eminenti pensatori, ha superato le barriere imposte dai nazisti, perché nessuno può spegnere ciò che lo spirito dell’amore ha creato nell’essere umano.
A tal riguardo non credo di offrire un pensiero originale, ma collegarmi alla speculazione della grande filosofa e pedagogista tedesca: Edith Stein, di origine ebraica e che si dichiarava atea. Condotta nel campo di raccolta di Westerbork, fu poi trasferita ad Auschwitz, dove, una settimana più tardi, troverà la morte, insieme alla sorella Rosa, in una camera a gas.
Il merito di questa eminente pensatrice è di aver proposto una visione antropologica che diventi fondamento per l’attività educativa. Illuminante è il suo pensiero, tuttora vivo e pregnante di vitalità. Esso offre all’intera umanità una ricchezza culturale e morale che sconfessa le assurdità dei nazisti.
La sua ricerca sull’Empatia, (in tedesco Einfühlung, equivale a “partecipazione emotiva” o “immedesimazione”) cioè al modo in cui ogni essere umano si mette in contatto con gli altri e li conosce; come, per analogia, ognuno di noi davanti ad un’opera d’arte cerca di capire cosa gli sta davanti! Il suo pensiero delinea, con fine acutezza morale, la comprensione dell’altro come “altro-io” (alter-ego), diverso da me e perciò “altro” e che ciascuno di noi è per il prossimo una presenza viva che facilita il compito della comprensione, finalizzato come partecipazione alla sua umanità. Sviluppando tale idea si giunge al valore sociologico che consiste nell’agire insieme delle diverse persone in visione di specifici obiettivi comuni.
Da ciò si intuisce che l’essere umano non deve essere mai usato come oggetto e quindi utilizzato come strumento, ma ancora oggi esistono realtà nefaste sull’asservimento e il dolore umano, come accade alle vittime dei trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo o nei vari conflitti che offuscano la Storia (Ucraina, Yemen, Myanmar, alcuni Paesi latino-americani e africani).
In conclusione, si può evidenziare che la verità dei nazisti, cioè l’annientamento dell’Altro in ragione della propria supremazia, è stata sconfitta dalla sua stessa natura degenerata, perché qualora un uomo considerasse gli altri esseri umani come oggetti, cesserebbe egli stesso di esistere come un essere umano.
P.S. Invitiamo gli amici della nostra comunità scolastica a visionare il seguente link in inglese: http://www.yad-vashem.org.il/ Sito dell’omonimo museo di Gerusalemme dedicato alle vittime della Shoah (le parole ebraiche Yad Vashem significano “Segno” e “Nome”). Le pagine web ospitano un’enorme quantità di risorse, come, per esempio una dettagliatissima cronologia dell’Olocausto nell’area About the Holocaust.
Alfredo Nazareno d’Ecclesia
Web editor