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XII Circolo Didattico "G. Leopardi"

Via Selicato, 1 (FOGGIA)

Sei in > Eventi > SHOAH 2022- Giorno della Memoria

La Comunità educante

La data del 27 gennaio è stata dichiarata, a livello internazionale, giornata per commemorare le vittime del nazismo e dell’Olocausto. Infatti, si ricorda la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Il parlamento italiano (con Legge 20 luglio 2000, n.211) ha aderito all’iniziativa, stabilendo che il “GIORNO DELLA MEMORIA” è un’occasione per non dimenticare la SHOAH.

Shoah, in  ebraico,  significa catastrofe, distruzione totale, sterminio, annientamento.  Il periodo cui ci si riferisce generalmente è quello che va dal 30 gennaio 1933, fino alla fine della guerra in Europa, l’8 maggio 1945.  Ascoltiamo, vediamo e scopriamo che la Storia dell’umanità è profondamente segnata dalla sopraffazione dell’essere umano sui propri simili.  Non è il caso di cadere in facili allarmismi, ma allo stesso tempo possono aiutarci a capire quanto è accaduto nel corso dell’ultimo conflitto mondiale e di immaginare, sia pure per riflesso, su quanto è avvenuto nel cuore dell’essere umano.

Nei campi di concentramento non sono morti solo ebrei, non ha sofferto solo un popolo, ma anche quella parte d’umanità che per un motivo o per l’altro si è trovata, suo malgrado, coinvolta in una logica impazzita e in un delirio collettivo. Il soggetto umano che considera l’alter ego come oggetto, ha in tal modo cessato di essere egli stesso un essere umano. Mai potremo essere felici nella contrapposizione, nello sfruttamento, nell’abnegazione dei diritti fondamentali dell’essere umano.  Le varie voci che si sollevano per scuotere le coscienze addormentate dalla massificazione e dalla globalizzazione, ci inducono a pensare, a riflettere che non ci sono confini e che siamo cittadini del mondo, al di là delle varie peculiarità umane che non dividono, ma  arricchiscono le nostre conoscenze.

Simone Weil, in una sua affermazione delineò un percorso alternativo alle ideologie totalitarie del suo tempo: “Solo l’amore ci svuota dall’io e ci fa comprendere, scoprire il mondo e far spazio agli altri”. Il suo pensiero è universale per chi vuole raggiungere la verità. “Svuotando il proprio io, rinunciando alla forza e cercando una relazione con l’altro che non sia di oppressione”.

Sulla stessa linea c’è Anna Frank, nata a Francoforte nel 1929, deportata ad Auschwitz e poi morta di stenti e tifo  nel campo di Bergen-Belsen. Il suo giovane pensiero  ci permette di scoprire che il tema dell’amore, in un periodo storico oscuro, è di vitale importanza, non solo come visione ontologica, ma come ricerca sicura dell’essenza della vita. Chi potrà cancellare l’espressione tratta dal suo diario: “Sono felice di natura, mi piace la gente, non sono sospettosa e voglio vedere tutti felici e insieme”.

Infine, voglio ricordare la professoressa Edith Stein, morta ad Auschwitz nel 1942, che i nazisti avevano espulso dall’università perché donna e soprattutto ebrea, quindi, non idonea all’insegnamento.  Attenendosi alla sua attività didattica, alla sua ricerca filosofica e pedagogica, si ritrova una seria convergenza all’altro e il merito di questa eminente pensatrice è di aver proposto una visione antropologica che diventi fondamento per l’attività educativa. Nel totalitarismo si perde il significato personalistico e comunionale dell’umanità. La comunità, invece, è una realtà organica, all’interno della quale l’altro è considerato una persona, ne consegue che non è data nessuna importanza al ruolo e all’eventuale prestigio sociale.

L’insegnamento morale che le tre testimoni ci donano, anche oggi nel 2022, è che ciascuno di noi è per l’altro una presenza viva che facilita il compito della comprensione per mezzo di un atto particolare che definiamo empatia o enteropatia, in tedesco “Einfühlung”, equivale a: partecipazione emotiva, simpatia simbolica  che mi fa cogliere l’altro come simile a ciò che io sono.

Chi rispetta l’altro lo ama. Amare significa educare, ma l’educazione non è semplicemente la trasmissione di nozioni e informazioni. Educare è una scommessa sulla libertà della persona, da parte di testimoni e comunità politiche che vedono in ogni essere umano l’alter ego. Nasce, quindi, una profonda passione per l’essere umano che si fonda sulla relazione.

Alfredo Nazareno d’Ecclesia

P.S. Invitiamo gli amici della comunità scolastica “Giacomo Leopardi” a visionare il seguente link in inglese:

http://www.yad-vashem.org.il/ Sito dell’omonimo museo di Gerusalemme dedicato alle vittime della Shoah (le parole ebraiche Yad Vashem significano Segno” e “Nome). Le pagine web ospitano un’enorme quantità di risorse, come, per esempio una dettagliatissima cronologia dell’Olocausto nell’area About the Holocaust.

 

26 Gennaio, 2022

Pubblicato in: Eventi